Continua il mio dialogo col Preside D'Adamo
Caro Preside,
i complimenti fanno sempre piacere, soprattutto se provengono da una persona di cultura, benché le Sue parole, per me, abbiano un po’ del rimprovero, perché mi fanno riflettere sul fatto che, in quei cinque anni di liceo, avrei potuto e dovuto studiare di più. Quanto ai discepoli di Miglio, Lei ha proprio ragione: è una gara a chi è più rozzo. Prendiamo l’ideologia spicciola, quella che i leghisti (ma non solo loro) hanno ormai interiorizzato, quella sintetizzabile in una frase: al sud prevale l’elemento latino, inferiore, mentre al nord prevale l’elemento longobardo o celtico, superiore (Bossi). Da parte mia, solo qualche osservazione. La Storia non è mai netta come la scure, per cui tu puoi distinguere, plasticamente, tanti pezzi di legname, separati gli uni dagli altri, o come lo scalpello dell’artista che elimina e destina alla discarica le parti sovrabbondanti. Intanto, Bossi sicuramente non sa che il Santuario nazionale dei Longobardi, dove tuttora si venera l’Arcangelo Michele, è a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, non sul Monviso, dove tutti gli anni si ripete il rito delle ampolle. Noi Vastesi, perlomeno noi anziani, sensibili a certi richiami, dobbiamo proprio ai Longobardi la nostra devozione nei confronti di questo personaggio celeste armato di spada, che era per l’appunto il Santo protettore di quel popolo molto tempo prima di essere il patrono della nostra città. Non parliamo poi dello stemma di Vasto, che è longobardo al cento per cento. Prendiamo ora Cremona, stupenda città lombarda, fondata dai Romani nel 218 a. C. (urbs fedelissima), ricca di chiese e di opere d’arte. Bene, nel centro storico basta scavare per rinvenire la presenza dei Romani, nei mosaici, nelle ville, nelle monete, nel culto della catanese Sant’Agata, diffuso in gran parte della Lombardia dai legionari convertiti. Il discorso potrebbe continuare a lungo, fino a comprendere certa toponomastica abruzzese di origine longobarda, e tanto altro ancora. Quanto al resto, caro Preside, Lei ha toccato un punto fondamentale: il Cristo romano non è un’invenzione di Dante Alighieri.
Con stima
Giacinto
Caro Preside,
i complimenti fanno sempre piacere, soprattutto se provengono da una persona di cultura, benché le Sue parole, per me, abbiano un po’ del rimprovero, perché mi fanno riflettere sul fatto che, in quei cinque anni di liceo, avrei potuto e dovuto studiare di più. Quanto ai discepoli di Miglio, Lei ha proprio ragione: è una gara a chi è più rozzo. Prendiamo l’ideologia spicciola, quella che i leghisti (ma non solo loro) hanno ormai interiorizzato, quella sintetizzabile in una frase: al sud prevale l’elemento latino, inferiore, mentre al nord prevale l’elemento longobardo o celtico, superiore (Bossi). Da parte mia, solo qualche osservazione. La Storia non è mai netta come la scure, per cui tu puoi distinguere, plasticamente, tanti pezzi di legname, separati gli uni dagli altri, o come lo scalpello dell’artista che elimina e destina alla discarica le parti sovrabbondanti. Intanto, Bossi sicuramente non sa che il Santuario nazionale dei Longobardi, dove tuttora si venera l’Arcangelo Michele, è a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, non sul Monviso, dove tutti gli anni si ripete il rito delle ampolle. Noi Vastesi, perlomeno noi anziani, sensibili a certi richiami, dobbiamo proprio ai Longobardi la nostra devozione nei confronti di questo personaggio celeste armato di spada, che era per l’appunto il Santo protettore di quel popolo molto tempo prima di essere il patrono della nostra città. Non parliamo poi dello stemma di Vasto, che è longobardo al cento per cento. Prendiamo ora Cremona, stupenda città lombarda, fondata dai Romani nel 218 a. C. (urbs fedelissima), ricca di chiese e di opere d’arte. Bene, nel centro storico basta scavare per rinvenire la presenza dei Romani, nei mosaici, nelle ville, nelle monete, nel culto della catanese Sant’Agata, diffuso in gran parte della Lombardia dai legionari convertiti. Il discorso potrebbe continuare a lungo, fino a comprendere certa toponomastica abruzzese di origine longobarda, e tanto altro ancora. Quanto al resto, caro Preside, Lei ha toccato un punto fondamentale: il Cristo romano non è un’invenzione di Dante Alighieri.
Con stima
Giacinto
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